Il suo nome completo è Josep Rovira
Paxau, è unanimemente riconosciuto come il "mostro sacro" dei preparatori, il genio della progettazione motoristica, il suo marchio PXC (Paxau Competicio), spicca sulle moto ufficiali, da alcuni anni sulle Sherco della casa madre e su quelle dell'italiano team OTYAN. Quando senti girare il motore di Freixa o quello di Justribo, di Jarvis e di Manzano, e sei un appassionato di trial, non puoi fare a meno di rimanerne affascinato. Un po' come i ferraristi che percorrono centinaia di chilometri solo per udire il suono della mitica rossa o i ducatisti che seguono il mondiale superbike anche per deliziarsi col rombo dei
"pomponi" ufficiali.
Di Paxau ne avevo sempre letto o sentito parlare, in alcune occasioni lo avevo intravisto sui campi di gara del mondiale trial, lo guardavo da lontano e, scherzando con qualche amico dicevo: "Se divento miliardario, costruisco la più bella ed attrezzata factory e poi offro a Paxau quello che vuole purchè prepari solo la mia moto!" Di lui, per un caso fortuito, avevo avuto la possibilità di provare (verso la fine degli anni 80) la prima GasGas arrivata in Italia per le pratiche d'omologazione. Di quella moto, ancora oggi, ne conservo un ricordo incantato. Era un concentrato di armonia e di facilità di guida, tutto funzionava in un modo che mai mi era stato dato di conoscere. Era stata "curata" da lui personalmente com'è ovvio, ricordo che a fatica riuscirono a farmi scendere da quel gioiello.
Su Paxau potrei dilungarmi ancora più a lungo in apprezzamenti ma non serve certo che sia io a magnificarlo. Paxau è Paxau e basta! Non me ne voglia nessuno ma dietro a lui (niente nomi per ovvii motivi), non vedo al momento persone in grado di eguagliarlo.
Detto questo per inquadrare il personaggio a favore dei meno addentro alla storia del trial, vi devo dire che, in occasione del mondiale trial a Troifontanes, in Francia, complice anche la mia collaborazione con il team Otyan, che utilizza per i suoi due piloti Freixa e Justribo, Sherco ufficiali, ho chiesto a Paxau se era disponibile a fare una "chiacchierata" che poi si sarebbe trasformata in quanto vi sto scrivendo. Ed eccomi allora, all'interno dell'hospitality OTYAN dotata di molti comfort, in un assolato pomeriggio francese, seduto di fronte a quest'uomo mitico (per me almeno), inizialmente con un po' di timore reverenziale poi via via più a mio agio, a chiedergli di lui, della sua vita, delle sue soddisfazioni più grandi, dei suoi progetti presenti e futuri. Una situazione nella quale non avrei mai immaginato di potermici trovare. La vita, oltre che alle rogne quotidiane, ti riserva sempre qualche magica ed inaspettata sorpresa. Lo guardo mentre parla ed arrivo alla conclusione che sarebbe un pessimo giocatore di poker, dai suoi occhi traspare tutto, la sua passione, la sua gioia, i suoi dubbi e le sue certezze. Parla perfettamente l'italiano e dopo poco, lascio da parte il lungo elenco di domande che mi ero scrupolosamente preparato e dialogo con lui come se fosse un vecchio amico, con la medesima grande passione per i motori in generale e per il trial in particolare. Gentilissimo, affabile, con un sorriso cordiale, rimane comunque all'interno dei limiti che la sua professionalità gli impone ma, parlare con lui è un'esperienza così ricca che mi auguro si possa ripetere ancora moltissime volte.
Mi spiega che tutto ha avuto inizio oltre trent'anni fa, quando ancora studente di una scuola superiore (paragonabile ai nostri istituti tecnici per il conseguimento del diploma di perito), contemporaneamente lavorava anche in un'officina meccanica specializzata, al solo scopo di apprendere, ancor più che dalla scuola, quelle tecniche che lo avevano affascinato sin da bambino (non oso pensare cosa abbia potuto costruire con il "Meccano" all'età di cinque anni). Dall'utilizzo di macchine utensili alle varie metodologie della saldatura, dalle caratteristiche dei vari metalli e loro leghe, al loro utilizzo più appropriato. Il ragazzo Paxau, come una spugna, assorbe tutto quanto potesse essergli, in seguito, utile per realizzare il suo sogno, quello di creare con le sue mani e con le conoscenze tecniche acquisite, qualcosa che funzionasse veramente bene, qualcosa che solo lui avesse fatto nascere dal nulla.
Eccolo allora a soli 22 anni, stringere un accordo con l'Ossa, per la preparazione e la messa a punto delle moto ufficiali, guidate in quegli anni, con notevoli successi, da Francisco Payà e Albert Jouvanteni.
Poi alla Montesa con la 125 di Tony Arcarons (fratello di Jordy partecipante a rally motociclistici, dalla Parigi Dakar al rally dei Faraoni) che con la 125 che PXC gli prepara, vince tre titoli spagnoli nel cross. Lo stesso Paxau realizza in quegli anni, per questa moto, un rivoluzionario cilindro raffreddato a liquido che al banco mette tutti in imbarazzo per l'enorme differenza di potenza rispetto al tradizionale cilindro ad aria (da 25 cv a 32 cv). Il progetto non ha seguito per una serie di difficoltà, da parte della Casa, a mettere in cantiere un progetto forse troppo costoso.
E poi ancora il trial, da 25 anni ormai la sua attività principale, anche se la cosa non gli ha impedito di preparare, nel 1988, la 80 cc. di Alex Criville al suo 2° anno di partecipazione alle gare di velocità (giunse 2° nel mondiale di quell'anno). In seguito, Criville è rimasto legato a Paxau da una sincera amicizia e da una grande riconoscenza. Anche la 500 di Criville, campione del mondo classe 500 velocità, nel 1999, ha goduto di questa conoscenza, con i risultati che tutti abbiamo potuto vedere!
Il trial dicevamo; dopo l'Ossa, la Merlin che vince due campionati spagnoli con Gallach, poi GasGas e infine, sempre alla ricerca di stimoli e sfide costruttive, Sherco. Sappiamo tutti cosa ne è nato, probabilmente la più esile ed essenziale moto da trial di questi ultimi anni. Certamente la più leggera creazione mai realizzata in questo settore.
Alla mia domanda che gli chiede quale sia il progetto e la realizzazione che più gli è rimasta nel cuore, mi dà una risposta che non avrei mai immaginato. URL! Scorro velocemente i file rimastimi in memoria ma questa sigla non mi ricorda nulla! Che moto è? Non è una moto ma un motore per aerei ultraleggeri (la sigla URL significa questo), un motore bicilindrico boxer, due tempi, con raffreddamento a liquido. Un motore creato da lui, ovviamente partendo da zero. Dal progetto, agli stampi per i carter, alla ideazione dei cilindri e tutto il resto. Gli occhi di Paxau si chiudono a fessura ma dalla luce che vi brilla, capisco che questa realizzazione lo rende veramente orgoglioso. Il motore ha già girato al banco, nelle due versioni progettate, una da 540 cc ed una da 680 cc, i risultati sono ottimi ma per il momento, il tempo a disposizione è tiranno e, la rivoluzionaria realizzazione, verrà tolta dagli armadi segreti solo un domani.
Si torna al trial, e a cosa ne pensa delle gare attuali; è favorevole al ritorno ad una sola competizione, la domenica, al fine di consentire ai piloti ed ai meccanici di potersi esprimere al meglio delle loro possibilità senza pensare a due giorni di gara consecutivi, il nuovo regolamento poi non gli piace, troppo difficile da applicare, troppi giudizi diversi. La sua opinione è quella di ridurre ulteriormente il tempo di permanenza in zona (1,5 minuti) e lasciare al pilota tutte le possibilità di eseguire stop e spostamenti . Tutti tranne l'arretramento che tanti problemi ha da sempre creato ai giudici ed ai tracciatori. Come risolverlo? Semplice, un piccolo segnalatore acustico, sigillato e non manomissibile, che segnali l'arretramento della moto con un cicalino udibile da tutti. Geniale vero? Poco tempo a disposizione e quindi esecuzione di zone necessariamente senza l'effettuazione di troppi spostamenti e fermate e, poi, questo piccolo segnalatore (dal costo irrisorio) che avverta il giudice, i suoi collaboratori e naturalmente lo stesso pilota, dell'avvenuto arretramento! Quante discussioni in meno!
il futuro del motore da trial? Il quattro tempi è inevitabile. Entro due anni ce lo troveremo tra le mani, entro altri uno o due anni di sviluppo, le prestazioni saranno identiche a quelle degli attuali due tempi (vedi cosa succede nel cross e nella regolarità dove già sono vincenti). Purtroppo i costi ne subiranno effetti negativi, basti pensare che un motore quattro tempi ha 62 componenti in più rispetto a un 2t. e necessita di una precisione costruttiva ancora superiore. Speriamo almeno che il suo minor inquinamento, possa concederci qualche permesso in più per praticare il nostro sport. Comunque, escluso l'utilizzo di materiali speciali, il peso potrebbe continuare a scendere ancora fino al limite dei 68 kg. Le zone eseguibili con un quattro tempi? Le stesse di oggi. Fantascienza? Non credo, Paxau ne è convinto e questo mi basta.
I piloti che potranno a breve creare seri problemi al dominio dell'attuale re del trial mondiale?
Tre nomi su tutti: Freixa, Manzano, Raga. Tre giovanissimi che hanno il potenziale per crescere ulteriormente.
La Sherco del 2002? Volete sapere come sarà? Ecco fatto: diversa geometria del telaio, cannotto aperto di un grado ed arretrato di 5 mm. (è come avanzare il motore che sarà anche alzato di due/tre mm. verso l'alto per guadagnare qualcosa in termini di luce dal suolo), quindi una guida dell'avantreno ancora più precisa e coerente senza influire sulla maneggevolezza del veicolo; forcellone più lungo di circa 10 mm per consentire al monoammortizzatore di lavorare ancora meglio. Pinza anteriore a doppi pistoncini contrapposti (AJP). Cambio completamente rivisto, con le prime quattro marce allungate (la seconda attuale diverrà circa come la prima di oggi e, via di conseguenza). La 5^ rimarrà invariata per i trasferimenti.
Mozzi ruote completamente nuovi, 32 raggi sia all'anteriore sia al posteriore (si guadagnano 50/60 grammi davanti e 300 dietro). Altri interventi sono previsti per migliorare ancor più l'affidabilità del motore. Carburatore Dellorto PHBL 26 BS. Colore? Sempre il solito bellissimo blu, con una semplice rivisitazione grafica. Non ditelo a nessuno ma ho provato una Sherco con telaio già in versione 2002, devo dire che rispetto alla versione 2001, il feeling è stato immediato (vi ricordate "Storia di un amore mai nato"? Scritto verso gennaio di quest'anno dopo il primo contatto con la versione 2001?), mi è piaciuta subito e mi ha dato quella sicurezza che prima (io una delle poche voci fuori dal coro) non avevo riscontrato.
Stiamo parlando da quasi due ore, capisco che non posso approfittarmene oltre, anche se il suo braccio destro Jaume (si pronuncia Jauma in catalano e…..ci tiene parecchio), ha continuato, nel frattempo, in officina, imperterrito a lavorare, montare e smontare, controllare ogni più piccolo particolare, con una meticolosità ed una pazienza che ti fan capire perché goda della fiducia di Paxau.
Ancora un caffè assieme e, la stretta di mano vigorosa con la quale ci salutiamo è tutto quanto riesco ad esprimergli per fargli capire quanta riconoscenza provo per il tempo concessomi.
Anche questa storia finirà nel libro riservato ai miei ricordi più cari, andrà ad occupare in maniera indelebile uno spazio nella mia memoria (ed anche nel mio cuore di appassionato).
Grazie ancora PXC!
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