

MONZA

CITTA’ di VARALLO
Provincia di Vercelli
Varallo, situata ai piedi del Monte Rosa, al centro della
Valsesia, a 456 mt. sul livello del mare, conta circa 7400
abitanti. Nei tempi antichi prendeva il nome di Varale o Varade.
La sua fondazione risale ad età remotissima, probabilmente
preromana. Grazie alla sua posizione centrale rispetto alla
Valle, Varallo divenne naturalmente il capoluogo di tutta la
Valsesia.
Varallo è sede di numerosi monumenti d’arte e di fede di
pregevolissima fattura, a partire dalla Chiesa di San Marco
affrescata da Giulio Cesare Luini intorno al 1562. Di grande
rilevanza è poi la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, in cui è
custodito il vero gioiello dell’arte del 500: la parete
affrescata da Gaudenzio Ferrari nella quale sono rappresentate
in 21 quadri la nascita, la vita e la morte del redentore con
soluzioni cromatiche e plastiche di grandissima importanza.
La Città è sovrastata dal Sacro Monte fondato dal frate
francescano Bernardino Caimi alla fine del 1400. Padre
Bernardino, al ritorno da una lunga permanenza in Terra Santa,
si propose di ricostruire e rievocare i luoghi santi,
ripercorrendo le varie fasi della vita del Salvatore.
L’intero complesso consta di una cinquantina di cappelle, in
parte affrescate e in parte popolate di statue, lignee o di
gesso, alla cui realizzazione hanno lavorato artisti della fama
di Gaudenzio Ferrari, del Tabacchetti, del Tanzio da Varallo e
degli altri fratelli d’Enrico.
L’accesso al Santuario è garantito da una strada carrozzabile,
dalla funivia più ripida d’Europa e da una pedonale ombreggiata
da folti castagni, che in pochi minuti consente di arrivare alla
“Nuova Gerusalemme” permettendo di godere del panorama naturale
delle acque del fiume Sesia, del torrente Mastallone e della
cornice delle montagne che circondano la valle.
Varallo si presenta al visitatore come una cittadina quieta e
suggestiva che alterna scorci medioevali soprattutto nel vecchio
centro, nelle contrade storiche di via Alberganti, via Albertoni,
via Ravelli, via G. Ferrari, via Orgiazzi.
E’ inoltre ricchissima di musei: il Museo di Storia Naturale
fondato nel 1867 da Pietro Calderini, dedicato alla storia
naturale e geologica di Varallo e della Valsesia, ospita oltre
ad una ricca raccolta di coleotteri, reperti paleontologici,
etnologici ed archeologici; la Pinacoteca, fondata nel 1875 e
riordinata negli anni sessanta, custodisce dipinti di G. Ferrari
e del Tanzio, terrecotte, affreschi del Quattrocento staccati,
dipinti, sculture, splendidi cassoni nuziali e altri oggetti che
documentano il secolare artigianato del legno; la Casa Museo
“Cesare Scaglia”, dove sono custoditi i dipinti del pittore
negli ambienti dove un tempo viveva e dipingeva; il Museo della
Pesca, situato presso Palazzo d’Adda e il recente “Museo
dell’Energia” nel complesso dell’ex Manifattura Rotondi.
E’ degna di nota anche la Biblioteca Civica Farinone Centa con
il suo patrimonio di oltre 80.000 volumi.
Varallo è inoltre nota per la pescosità dei suoi torrenti e del
fiume Sesia, dove viene praticata la pesca alla trota sia nella
varietà fario che nella varietà autoctona “marmorata”.
I fiumi e i torrenti della valle che circondano la Città sono
inoltre meta di numerosissimi canoisti italiani e stranieri.
Durante l’estate a Varallo, da oltre 40 anni, si tiene l’ Alpàa:
è il momento di maggior afflusso turistico per la città, che per
10 giorni consecutivi, dal secondo venerdì di luglio, è “invasa”
dai visitatori. La manifestazione è costituita da un insieme di
proposte che spaziano dalla mostra mercato alla promozione
dell’artigianato e della gastronomia tipica passando per la
rassegna delle Pro Loco valsesiane e la valorizzazione
artistica, per giungere ai grandi eventi musicali, tenuti da
artisti di livello nazionale ed internazionale, nella centrale
Piazza Vittorio Emanuele II.
Una delle tradizioni più radicate della cultura varallese è il
carnevale che, retto dalle sue maschere sovrane Marcantonio
Carlavèe e la Cecca, ripropone ogni anno una serie di
appuntamenti tradizionali, che offrono divertimento con balli,
feste e paniccia.
L’artigianato varallese vede al primo posto la confezione del
puncetto o punto saraceno, una trina costituita da una
successione di nodi effettuati su un filo di cotone, con il solo
ausilio dell’ ago, a formare disegni geometrici di pieni su
vuoti, quasi ad imitare filigrane in avorio. Il puncetto è
utilizzato soprattutto per impreziosire i costumi tradizionali
delle donne varallesi e per arricchire lenzuola e tovaglie del
corredo delle spose ed è considerato il fiore all’occhiello
dell’artigianato valsesiano, avendo costituito tra l’altro,
parte integrante del corredo delle corti dei Savoia.
Altro “fiore all’occhiello” per l’artigianato locale è lo scapin,
o scufun a seconda delle zone, tipica pantofola valsesiana.
Creato un tempo con i ritagli degli indumenti ormai logori, ora
rappresenta una robustissima calzatura semplice, comoda e calda
dalla suola di canapa molto resistente. La sua lavorazione anche
oggi è completamente manuale, diversi sono solo i tessuti usati.
Oltre all’artigianato per la produzione di oggetti in legno, è
degna di nota la lavorazione della pietra ollare, minerale
piuttosto tenero con cui un tempo venivano confezionate pentole
dette “la vecc”, e utensili da cucina.
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