speriamo in bene:disegno di legge

 
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cassio
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Messaggio Inviato: Lun Apr 16, 2007 9:29 pm    Oggetto: speriamo in bene:disegno di legge Rispondi citando Torna in cima Vai a fine pagina


clikkate su disegno di legge

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hurricane
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Messaggio Inviato: Mar Apr 17, 2007 6:23 am    Oggetto: Rispondi citando Torna in cima Vai a fine pagina

Bravo Cassio! era quello di cui ti parlavo qualche settimana fĂ ... ma non mi ricordavo dove lo avevo letto.
Parla di netta distinzione per le moto da trial, come unici mezzi fuoristrada accettabili.... speriamo veramente! olaola
...anche se è stato presentato in data 16/06/2004

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martejo
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Messaggio Inviato: Mar Apr 17, 2007 6:47 am    Oggetto: Rispondi citando Torna in cima Vai a fine pagina

Ottimo, speriamo che passi.
 
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Dan
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Messaggio Inviato: Mar Apr 17, 2007 6:52 am    Oggetto: Rispondi citando Torna in cima Vai a fine pagina

la proposta di Legge era della scorsa legislatura.......
anche perchè sono + quelli che hanno lavorato contro......

leggete tutto bene, non sono proprio arroccati sulle loro posizioni, per me c'è spazio di dialogo

IL CAI RIBADISCE IL PROPRIO IMPEGNO CONTRO L’UTILIZZO DEI MEZZI MECCANICI IN MONTAGNA
All’ultimo Comitato centrale di indirizzo e controllo svoltosi a Milano il 15 luglio scorso, approvato all’unanimità un documento che ribadisce la contrarietà del Cai all’abuso dell’ambiente montano mediante il libero accesso indiscriminato dei mezzi meccanici fuoristrada.

Alleghiamo di seguito il testo integrale del documento elaborato da quattro consiglieri centrali, Flaminio Benetti, Luca Frezzini, Vittorio Pacati e Albino Scarinzi, fatto proprio dal presidente generale, Annibale Salsa e dall’intero “parlamentino del Cai”(l’organo consultivo e dirigente dell’associazione), che impegna gli oltre trecentomila Soci del Cai a dare il proprio contributo per la tutela dei delicati ecosistemi montani contro ogni proposta di penetrazione motorizzata non motivata di auto fuoristrada, trial, motocross, quad, motoslitte, elicotteri. Il documento programmatico e politico anticipa l’impegno sul territorio in materia da parte degli organismi regionali del Cai.


La proposta del CAI sull’utilizzo di mezzi meccanici nell’ambiente montano
Lo spunto per questa serie di riflessioni è costituito dalla proposta di legge S-2991, presentata in Senato, il 16 giugno 2004, in merito alla disciplina della circolazione motorizzata su strade a fondo naturale e fuoristrada. Il problema però è molto più generale, al di là dell’esito della proposta, e richiama alla necessità che il C.A.I. assuma una posizione precisa, non solo teorica, ma che possa concretizzarsi in precise norme delle leggi nazionali e regionali. L’ambiente delle montagne è stato costruito, nel tempo, dall’evoluzione geologica e naturale, ma anche, forse in misura comparabile, dall’attività dell’uomo che, all’inizio, le ha esplorate, per farle diventare, man mano, luogo di vita e di lavoro. I segni di questa presenza sono assenti solo alle alte quote, dove vengono a mancare le condizioni di vita. E’ del tutto naturale che l’evoluzione degli strumenti porti con sé segni nuovi, forse estranei, al loro comparire, ma che, col tempo, sono assimilati e diventano forma accettata. L’alternativa sarebbe il progressivo abbandono e l’inevitabile degrado del territorio, come in molti casi, sta avvenendo. Non può, quindi, avere giustificazione un atteggiamento chiuso al nuovo, anche per quanto riguarda l’accesso alle montagne. Molte strade hanno consentito di mantenere gli abitanti nei loro paesi, le strutture turistiche hanno fornito una risorsa economica, tale da dare nuove motivazioni alla vita in quota. Persino opere imponenti e stravolgenti, come i grandi impianti idroelettrici, in qualche caso, hanno costruito paesaggi nuovi e costituito occasione di lavoro per gli abitanti. Chi frequenta le montagne come occasione sportiva, o di svago non può pretendere che gli abitanti rinuncino a migliorare le loro condizioni di vita, alla loro cultura ed alle loro tradizionali attività. Tanto meno può prescindere da queste considerazioni il C.A.I., i cui principi costitutivi sono conoscenza, studio e tutela ambientale. Da una parte, quindi, è doveroso contribuire ad educare, sia i residenti sia i frequentatori, ad un corretto uso del territorio, per renderli consapevoli che un territorio curato può essere fonte di crescita culturale ma anche di sviluppo turistico a basso impatto ambientale, con la prospettiva di ricadute economiche costanti nel tempo. Dall’altra, è opportuno consigliare gli amministratori locali di spiegare sempre meglio le ragioni dei regolamenti e dei divieti, mettendone in evidenza i possibili ritorni di tipo economico ed utilitaristico, così da ottenere maggior partecipazione e condivisione da parte di tutti coloro che ne sono direttamente interessati. L’accesso alla montagna con mezzi meccanici e motorizzati avviene in forme diverse e la sua crescita, in qualche caso, può essere alternativa alla proposta della montagna secondo la visione educativa e formativa che costituisce il patrimonio storico, etico e pedagogico del Club Alpino Italiano. Questo avviene quando si trasforma la montagna in parco dei divertimenti od in pista, facendo prevalere il mezzo meccanico ed il suo uso, sul fine della conoscenza e del rispetto per l’ambiente. La montagna va vissuta in maniera diretta, va percorsa a piedi, per godere appieno di tutto il benessere fisico e spirituale che ci trasmette. Può essere accettato che i rumori della natura siano accompagnati da quelli del lavoro, il trattore che sale all’alpeggio, la falciatrice o la motosega; anzi, questi rumori possono addirittura essere un segno positivo, ma non è tollerabile che si rivendichi il diritto di occupare questi spazi con mezzi potenti con il solo fine del divertimento. L’approccio di alpinisti ed escursionisti è, normalmente, basato su una cultura del rispetto e della contemplazione, sia pure accompagnata da un po’ di sana competizione e di spirito di conquista che appartengono alla natura umana. L’avventurarsi in montagna è, da sempre, legato all’uso delle sole proprie forze, come regola per dare valore e completezza all’esperienza. Ecco perché l’escursionismo motorizzato (così come qualcuno l’ha definito) può essere dannoso per l’ambiente delle montagne, se non limitato e regolamentato dagli enti locali competenti. C’è un problema tecnico ed un problema ambientale. Tra gli aspetti del primo, possiamo ricordare l’effetto degli impianti e delle strade sul paesaggio quando gli interventi sono stati fatti male, non a regola d’arte, non solo per quanto riguarda le tecniche costruttive, ma in rapporto ai luoghi dove essi sono stati inseriti, senza attenzione alla loro natura e sostenibilità; ma anche la facilità di distruzione dei sentieri sottoposti all’uso improprio di mezzi meccanici. I sentieri sono frutto del lavoro dei nostri antenati e dei nostri volontari, sono un patrimonio storico e costituiscono la rete che sostiene e mantiene il turismo montano in intere aree, la chiave di volta e la via preferenziale per la conoscenza di un territorio e, in alcuni casi, per la sua gestione. Esiste infine l’aspetto della sicurezza che già comincia a manifestarsi: moto, motoslitte, “quad”, ma anche “down-hill” possono rendere insicura la pratica dell’escursionismo estivo ed invernale ed i rischi di incidenti sono in continuo aumento. Non è dunque possibile permettere su strade e sentieri la circolazione promiscua senza andare incontro a seri problemi di sicurezza per l’utenza.E’ importante, però, distinguere sempre tra l’uso dei mezzi motorizzati per lavoro, per puro divertimento o per gare sportive ed è chiaro che qui il tema s’intreccia strettamente con quello delle strade di accesso alla montagna. Il lavoro di chi vive in montagna deve essere facilitato in tutti i modi possibili, pena l’abbandono della stessa, con tutte le conseguenze del caso. Questo vale per qualsiasi lavoro, ma in particolare per quelli in via di estinzione, come l’agricoltura, l’allevamento del bestiame, la tradizione del maggengo e dell’alpeggio. Per venire incontro alla legittima aspirazione di chi è appassionato dei mezzi fuori strada non sono da escludere lo studio e la predisposizione di appositi percorsi, riservati a questo tipo di utilizzo, ma non interferenti con la rete sentieristica, così da evitare inquinamento visivo ed acustico. La classificazione della viabilità in montagna, sulla base delle caratteristiche degli itinerari, comprende in linea di massima tre tipologie:
a) sentieri
b) strade agro – silvo - pastorali
c) strade pubbliche
Circa l’utilizzo, i sentieri devono consentire accesso e percorrenza solo ed esclusivamente a persone a piedi, per rispetto dell’ambiente, per evitare fenomeni di dissesto, per garantire la sicurezza degli utenti. Le strade agro - silvo - pastorali, possono consentire l’accesso e la percorrenza a persone a piedi, con mountain - bike, con veicoli a motore per coloro che ne hanno diritto e necessità (proprietari dei terreni, affittuari, concessionari); il rispetto dell’ambiente esige limitazione e selezione del traffico motorizzato, anche per evitare di dover realizzare aree di parcheggio o di sosta, ecc. Solo le strade pubbliche devono consentire l’accesso a tutti gli automezzi. In qualche caso, non è da escludere, però, che il traffico sia limitato anche in questo caso, per diversi motivi possibili di opportunità o necessità.
L’accesso con motoslitta deve essere consentito solo su strade pubbliche o su strade agro –silvo - pastorali e solo per gli aventi diritto; l’uso per attività di tipo agonistico deve essere limitato ad itinerari appositamente dedicati, che non inteferiscano né con l’ambiente naturale né con gli itinerari sci alpinistici.
Già, in molte zone alpine, l’elicottero può essere utilizzato solo per soccorso, per la protezione civile, per la Polizia e le Forze Armate, per servizi logistici ai rifugi o per lavoro; si auspica che questa normativa sia estesa in modo generalizzato, consentendo anche l’uso momentaneo per interventi di ripristino o ristrutturazione di edifici non raggiungibili con la strada, ma vietando l’uso turistico, perché contrario ai principi di salvaguardia dell’ambiente delle montagne.
Di fronte, quindi, ad un accesso alla montagna di tipo motorizzato la posizione del CAI è chiara e riprende le forti intuizioni già espresse nel bi - decalogo e che di seguito riassumiamo:
- si ritiene necessaria una legge quadro sulla circolazione sui sentieri, mulattiere e tratturi che preveda:
- il divieto, salvo autorizzazione, di circolazione dei veicoli a motore eccezion fatta per le attività di protezione civile, soccorso alpino, polizia e delle forze armate, nonché per le esigenze agro - silvo - pastorali;
- la destinazione di specifiche aree alla pratica del trial, auto, quad e motocross;
- la destinazione di alcuni itinerari per la pratica del ciclismo di montagna (“down hill”), tendo conto anche della possibilità di localizzarli là dove esistono impianti di risalita, con indubbi vantaggi anche dal punto di vista dei costi di gestione degli stessi.
Si ritiene che debba essere limitato da apposita norma legislativa:
- l’uso degli elicotteri in montagna, con l’eccezione dei casi citati. In particolare sia vietata la pratica di ogni forma di sport o turismo elitrasportato;
- l’uso delle motoslitte, se non per esigenze lavorative o nell’ambito delle stazioni sciistiche. A questo proposito, si ritiene che le motoslitte debbano essere targate e coperte da assicurazione obbligatoria e che debbano essere condotte da personale in possesso di apposita autorizzazione, come previsto dalla legge delega n. 85 del 22.03.2001 para 2/1/cc (non ancora applicata).
Ovviamente, tutto questo ben s’inserisce nel contesto di problematiche ambientali più ampie: riscaldamento globale, crisi energetica, sviluppo sostenibile; temi esaurientemente trattati nell’allegato di questo documento, e che sono da discutere in altri momenti, ma che, tutti, hanno qualche attinenza col fenomeno di cui stiamo parlando. A questo punto, ci sentiamo di affermare che, per il Club Alpino Italiano, l’accesso dell’uomo alle montagne, nella logica di un loro sviluppo sostenibile, deve essere una proposta culturale, alternativa a quella che le considera solo uno spazio da utilizzare, nei modi più diversi e indifferenziati.

http://www.cai.it/docs/news/000003933.doc#mezzimecca

anche perchè hanno preso la palla al balzo
http://www.mtbcai.it/commissione.asp

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Noi che dicevamo all’ amico di dire a quella la,se vuole venire insieme a me

e lei che rispondeva dove.
 
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martejo
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Messaggio Inviato: Mar Apr 17, 2007 8:27 am    Oggetto: Rispondi citando Torna in cima Vai a fine pagina

Non mi sembra che il disegno di legge e le proposte del CAI siano in contrasto, il problema potrebbe nascere piuttosto sul modo di interpretare ed applicare la legge. Mi sembra di aver capito che il CAI chiede una regolamentazione e la legge permette di farlo. La legge definisce delle regole generali e poi ammette le deroghe che le comunitĂ  locali possono chiedere definendo maggiori divieti o maggiori libertĂ  nell'utilizzo di queste strade in base alle caratteristiche specifiche delle zone.
Come il solito il buon senso potrebbe portare giovamento a tutti. Non penso che le attività del fuoristrada possano influire sull'aspetto ecologico del nostro mondo, cioè non è che bloccando queste attività possiamo sentirci a posto con la coscenza e fare quel che ci pare sulle strade asfaltate, tanto per fare un esempio.
Secondo me ci va una regolamentazione per questioni di sicurezza, rispetto e tolleranza. Sono d'accordo che non sia giusto andare in moto in zone classicamente frequentate per gite a piedi se non per necessitĂ  ma non sono d'accordo quando ti guardano come un delinquente su sentieri di media montagna frequentati da 10 passanti ogni settimana.
L'assolutismo è sbagliato ed in questo caso non porterebbe da nessuna parte. Ripeto che se parliamo di ecologismo stiamo parlando di briciole o poco più, i problemi ed i modi per intervenire su questioni ecologiche sono altrove. Se invece si parla dei motivi che ho espresso sopra, allora la questione si trasforma giustamente nella necessità di regolamentare dando uno spazio a tutti.
Spero che questi amici del CAI, Verdi o ecologisti non si sentano i salvatori del mondo e che abbiano una visione ampia di quello che sono anche loro, di come contribuiscono in tutto e per tutto al benessere del mondo e di quali sono i grandi mali del pianeta evitando di puntare il dito in ogni occasione ma invece di saper valutare ogni caso che gli si presenta in modo specifico, rispettando e tollerando chi non è uguale a loro ma che potrebbe meritare altrettanto rispetto anche se usa un mezzo motorizzato quando loro vanno a piedi ma magari va a piedi quando loro usano un mezzo motorizzato.
 
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