RICORDI UN MOTOALPINISTA.


Giro con la moto da trial da poco tempo, circa 8 anni. 
In passato ho praticato l'enduro "turistico" per circa 10 anni, forte di una passione nata nel 1980 a 14 anni nelle vicinanze del campo da motocross di Bavari a Genova. 
Credo che ormai del campo non se ne ricordi più nessuno, è stato fatto chiudere perché dava fastidio, polvere, rumore, chissà forse avevano ragione! Però era bellissimo vedere i maico che volavano nel discesone e noi tutti con i motorini ci gasavamo sognando la moto da cross.
Però la passione per il fuoristrada non era ancora a punto, si, mi piaceva in teoria, avevo provato qualche fantic caballero, però mancava ancora qualcosa….
Allora devo dire che sono stato fortunato: il nonno mi ha regalato un gilera 50 gr2 rosso, una favola, (un po' pesante) però tirava da matti, me lo avevano "truccato" con un carburatore da 24 mm, mi avevano anticipato l'accensione e mi avevano sflangiato la marmitta.
Era un proiettile e non ci credeva nessuno che reggesse il 24 senza ingolfarsi tenendo pure il minimo.
Però la passione vera, quella che ti porta al punto di non ritorno, quella da cui sai di non poterti più allontanare è nata dopo poco il regalo del nonno su un pratone in salita nei pressi di Castelnovo ne' Monti in provincia di RE.
Me lo ricordo quel giorno a 22 anni di distanza come se fosse oggi: una mattina d'estate nei pressi della Pietra di Bismantova ed al lato della strada un campo che saliva a gradoni fino ad un bosco!
Non ero neanche sicuro di farcela a salire quei gradoni e a fare quella salita e invece…… la moto sembrava incollata a terra, il motore saliva di giri che era un piacere, sono arrivato in cima in un attimo e senza problemi.
Ho provato una soddisfazione immensa e da allora ho sempre girovagato su sterrati e fuoristrada anche con moto che non avevano nulla a che vedere con le ruote tassellate!
Ho avuto un SWM 125 da regolarità e dopo ho percorso con vari Yamaha (xt 600 e tenerè) insieme a mia moglie (allora fidanzata) forse tutti gli sterrati delle Alpi Marittime fino allo Chaberton e al Sommelier, e non solo quelli, le spiagge della Camargue, il Verdon, l'Elba, la Sardegna, la Corsica la Liguria e altri sterrati che oramai non ricordo più.
Persino quando ho mollato l'enduro 10 anni dopo con un'Harley e con mia moglie ho fatto uno sterrato di 70 km in Norvegia …..
Però mi mancava qualcosa …. Qualcosa che completasse la voglia di fuoristrada, e quel qualcosa era una moto da trial. Da tempo immemorabile rimuginavo su quella moto "inutile", dove non puoi portare nessuno, dove da seduto non riesci a frenare, dove non c'è di sella.
E poi è difficile, come cavolo si fa a salire su per i muri, e poi chi te lo fa fare a rischiare di romperti le ossa così… tutti pregiudizi!
Li vedevo i "manici" con le moto da trial alla "cava" del Forte Ratti sulle alture di Genova salire sui massi, fare dei numeri che mi parevano irraggiungibili …. 
Da allora ho sempre avuto il tarlo di provare ed ho sempre lasciato perdere perché … chissa perché… non lo so neppure io!
La motivazione di provare è arrivata da una serie di discussioni con Andrea, un amico con la moto da trial, quando io decantavo i posti che ho visto con l'enduro nelle alpi marittime e lui invece mi diceva che il "vero" fuoristrada non aveva i limiti degli sterrati, che con la moto da trial si andava ovunque, che dovevo provare, che aveva un amico rivenditore onesto (una rarità perchè è onesto davvero!) che vendeva anche moto usate e così ho abboccato!
Mi sono detto: se aspetto ancora un po' divento così vecchio che non riesco neanche ad accenderla una moto senza avviamento elettrico!
Allora, correva l'anno 93, ho comprato un beta tr35 reverse del 91 e sono andato a ritirarlo con Andrea e subito siamo andati a provare la moto nuova!
Andrea ha iniziato con le raccomandazioni di stare attenti alla polizia provinciale, alla forestale, alle guardie ecologiche volontarie e ci siamo fermati a togliere la targa prima di iniziare il sentiero delle "felci".
Devo dire che sono stato battezzato subito dalla fortuna: appena tolto la targa è arrivata la Polizia Provinciale che ci ha chiesto i documenti!
Non era questa la fortuna, la fortuna era che gli agenti, vedendo il contratto di acquisto della moto appena stipulato ci hanno graziato se no forse ora non sarei qui a scrivere, mi avrebbero sequestrato tutto e chissà che altro!
Siamo partiti, una fatica bestiale, la moto andava dove voleva, slittava in salita, in discesa era panico perché si intraversava, le curve erano impossibili, sono caduto innumerevoli volte, lividi ovunque, un ginocchio gonfio da una caduta in discesa con volo in avanti sul manubrio!
Allucinante! Però quando riuscivo a partire e ad andare era una soddisfazione!
Andrea in ogni caso non è stato un buon maestro, era fuori di testa e ha un amico, Paolo, più fuori di testa di lui.
Mi ricordo che loro tiravano come dei pazzi alla 6 giorni di enduro, le uniche istruzioni fornite erano:

"tieni gli indici su freno e frizione, tieni aperto il gas che la moto fa il resto! Quando vedi un gradino mira con la ruota anteriore lo spigolo superiore e apri! Le discese non sono un problema, anche le pietre ce la fanno a farle, tieni il peso indietro e vai!"

Non so se con quelle istruzioni mi volevano sopprimere perché ero un impedito e non miglioravo di una virgola nella guida, devo dire però che ci sono andati abbastanza vicino!
Da loro ho solo imparato bene a fare le discese, questione di sopravvivenza! Mi ricordo che in un discesone lungo più di 500 metri le pietre che toccavo con le ruote rotolavano e mi sorpassavano. 
Dopo tre o quattro uscite dove mi sono quasi rotto un ginocchio e ho rischiato almeno una ernia e più infarti, dove ci ho rimesso il fanale davanti, mi hanno portato alla 32^ Cavalcata delle Valli Orobiche.
Mi avevano detto che era una passeggiata, che tutti ce la facevano senza problemi e così sono andato. Un posto mitico, un panorama magnifico, dei percorsi eccezionali, un clima fantastico con tutte quelle moto da fuoristrada, un vero paradiso!
C'era un piccolo problema, ero completamente impreparato ad affrontare le radici del sottobosco viscide in discesa e salita con il ghiaccio e la neve, poi non avevo ancora capito come fare a curvare, ho scoperto che esistevano dei canaloni in discesa con gradini altissimi in sequenza …. Panico … da paradiso si è tramutato in un percorso di penitenza ed espiazione!
Non c'era verso di superare indenni quelle radici, appena la ruota davanti le toccava ero per terra, le discese da me erano impraticabili, non riuscivo neanche a tirarla su la moto!
Che dire delle curve …. Non riuscivo proprio a capire come si poteva evitare di andare dritti!
E i gradini in salita! Ho consumato la frizione e la ruota posteriore in quella cavalcata …. Non c'era verso. E loro gli "amici" "sciancavano" con gli enduro nei greti del torrente e tiravano come forsennati nei sentieri, Paolo aveva un'Aprilia climber che con quel Rotax sembrava tutto fuorché una moto da trial.
Devo dire che ero estremamente disorientato da tutto ciò, l'idea che mi ero fatto del trial e del motoalpinismo era diversa, un attimo più tranquilla e riflessiva.
Comunque sono riuscito a sopravvivere e ad arrivare in fondo, quasi al limite, era quasi sera e Andrea e Paolo si erano già fatti la doccia e avevano già caricato le moto.
Mi hanno detto che è stata una edizione di cavalcata difficile! Forse era vero, le successive a cui ho partecipato sono state molto più facili, ma questa è un'altra storia.
Ho perseverato con Andrea e Paolo, ho fatto altre uscite con loro, bellissime dal punto di vista dei percorsi, però sullo stesso stile, partenza all'alba (le 5) una tirata da speciale di enduro e rientro a casa per pranzo alle 13.00.
Devo dire che forse ho rischiato più volte di terminare l'esperienza con la moto da trial, oltre a traumi e contusioni di poco conto ho anche dato una "pallata" sul serbatoio che mi ha causato un livido con permanenza a letto di circa 1 mese!
Bruttissima esperienza, non la auguro a nessuno, penso anche che in famiglia mi volessero internare per infermità mentale, non si riuscivano a spiegare che gusto provavo ad autolesionarmi in quel modo.
Io invece non mi riuscivo a spiegare perché non riuscivo a girare come riuscivano gli altri, così ho deciso di allenarmi alla mitica "Cava" di Forte Ratti.
Della "Cava" ne ho parlato un poco prima, la "Cava", con la C maiuscola, era un punto di riferimento per chiunque volesse portare le ruote al di fuori dell'asfalto, quante gomme ci ho lasciato, nel senso che le ho tagliate!
Ai tempi d'oro (1980) era frequentata da un numero infinito di appassionati di fuoristrada, ma ora, nonostante qualche tentativo per farla diventare un centro sportivo polifunzionale per il fuoristrada, il Comune l'ha destinata a diventare un parco urbano!
Ho vissuto direttamente, penso, gli ultimi anni della ormai "leggenda" della "Cava", gli ambientalisti ci hanno fatto un servizio fotografico finto sulla piantumazione di alberi e sulla pulizia a titolo volontario (pagato però da finanziamenti pubblici!) così hanno attirato un po' di attenzione e anche la forestale si è dedicata a tutelare l'ambiente della Cava dall'impatto significativo dei motociclisti!
Devo dire che gli ideali di tutela e fruibilità della natura sono quelli che trovano d'accordo tutti, naturalisti, cacciatori, motociclisti, escursionisti, ecc, perché tutti quanti godono dell'ambiente e dei frutti che è in grado di offrire.
Per i fanatici pseudoambientalisti strumentalisti a fini politici personali è molto più facile prendersela con delle persone normali a cui piace vivere l'ambiente in moto mentre è più difficile prendersela con i veri criminali che deturpano l'ecosistema in modo irreversibile con l'abbandono di rifiuti pericolosi estremamente tossici, tali soggetti non ci pensano due volte a seppellirti con i rifiuti stessi se provi a disturbarli!
Però nonostante i tentativi di repressione da parte dei pseudo volontari a tutela dell'ambiente (guardie ecologiche) sono riuscito lo stesso a provare la "tecnica" della guida (partivo all'alba e arrivavo prima di loro) e mi sono allenato da solo.
Devo dire che non ho ottenuto poi tanti risultati, le curve erano lo stesso un problema, i gradini più alti di 50 cm. erano un problema , mancava in effetti un metodo!
Poi sono allenato un po' con Aldo, un altro amico più calmo di Andrea e Paolo, mi ha spiegato come fare le curve e le cose sono un po' migliorate. 
Se non altro avevo acquistato un po' di conoscenza della moto, mi sono allenato alla fatica e insieme ad Aldo ho iniziato a frequentare un gruppo di una decina svitati che ogni tanto capitava alla Cava salendo le pendici del monte di fianco.
Il gruppo, di cui ora faccio attualmente parte, è costituito da una serie di personaggi estremamente diversi uniti dalla salutare voglia di girovagare per i monti a cavallo della moto da trial.
Uscita durante il fine settimana, punto d'incontro definito per telefono il venerdì sera, e poi si gira tutto il giorno, una favola!
Mi sono fatto tentare e così ho iniziato le uscite di una giornata intera.
Mi hanno ovviamente portato nel "fosso".
Penso che esista in ogni gruppo di sado-trialisti del fine settimana un posto ove seviziare il novizio che si accinge alla religione del motoalpinismo.
Un santuario dell'espiazione ove i flagellanti si tolgono il saio e si percuotono la schiena!
In questo caso si flagella solo il novizio.
Beh, il fosso non è altro che un canalone di un rio in secca (quando non piove) con pendenza prossima ai 45° cosparso di massi e gradini infiniti e pareti a picco senza alternative di passaggio.
E quando si trova il passaggio sul terreno l'aderenza della moto è equivalente a quella che può avere il sapone sul vetro!
Detto "fosso" è pure dotato sulla sommità di tribuna panoramica per il pubblico che verifica il percorso di "espiazione" del novizio.
Ovviamente ci sono passato anch'io, e devo dire che al culmine del rito dell'espiazione nei momenti di estrema difficoltà, quando le braccia non rispondono ai comandi e il casco gronda di sudore c'è sempre stato uno o più componenti del gruppo che mi hanno dato una mano!
Ma non ci si deve illudere, non era la compassione umana a muoverli ma il pensiero della fatica che poteva costare lo scavo di una fossa sul posto per seppellire il novizio estinto (il fondo è di pietra).
In cima al fosso barcollante e in possesso solo delle funzioni elementari però mi sono reso conto subito che il giro era solo all'inizio!
Il giro continua nel "bosco rosso", bellissimo, curve e controcurve nel sottobosco pieno di foglie e poi una salita di terra e foglie pendenza prossima ai 90°!
Il "bosco rosso" d'inverno di solito è bagnato, se non è ghiacciato, e anche per i non principianti risulta abbastanza impegnativo.
Lascio all'immaginazione cosa può essere per un novizio, dico solo che alla fine della salita nella stagione invernale il novizio è esattamente paragonabile ad un cappuccino.
Mi spiego meglio, il cappuccino appena preparato d'inverno fuma per il latte caldo, il novizio, quando si toglie il casco, a causa dell'evaporazione del sudore produce una colonna di vapore dalla testa che lo rende individuabile anche nel bosco più fitto!
Finalmente una pausa alla trattoria, cibo, menaggio vario sulle prestazioni, e dopo l'altro percorso.
Anche questo notevole, molto guidato, curve in discesa, un bel tracciato su di una antica mulattiera di pietre smosse.
Si, molto bello, se sai fare le curve. Se no …. Rischi semplicemente di incastrarti in ogni curva su quella pietra, si quella che sta sempre sulla traiettoria della ruota anteriore e ti intraversa il manubrio quando la tocchi!
Dopo altre uscite sullo stesso tenore dalle quali mi sono accorto che non progredivo sulla tecnica di guida ed ad ogni passaggio collezionavo lividi, cadute, e se passavo sembravo un sasso tirato con la fionda in mezzo agli alberi da quanto aprivo, il Professore del gruppo mi ha battezzato …. Tora tora … per sottolineare la mia attitudine al sacrificio come i kamikaze giapponesi! 
Allora mi sono iscritto alla scuola di trial della Promotor di Genova di Sergio quel venditore amico di Andrea e ora devo dire anche amico mio.
Lui e suo fratello Massimo hanno sprecato un po' del loro tempo a spiegarmi come fare a governare quel veicolo magnifico che è la moto da trial.
Mi hanno spiegato la posizione di guida, da che parte della moto mettersi quando si curva ed in particolare che occorre girare il manubrio quando si curva!
Per fortuna è servito, se non altro le curve con il raggio di curvatura di 4 metri ora riesco a farle.
Per il resto … dipende dai punti di vista ….ho iniziato a fare un po' meno fatica, sono riuscito a fare qualche gradino e qualche volta mi sono anche un po' gasato ad arrivare in cima al "bosco rosso", non a zero ma quasi.
Ma il risultato migliore è stato che ho iniziato ad apprezzare ancora di più il mondo del fuoristrada, dopo tanti anni ho completato quella passione di un quattordicenne nata davanti un campo da motocross!
Così sono entrato nel vortice, tutti i fine settimana a girare con il gruppo, poi di nuovo la cavalcata delle valli Orobiche e anche la mulatrial del Cimone (magnifica) però …. ogni inverno il "bosco rosso" era sempre un supplizio.
Non c'era verso di salire come si deve, quel mulo del TR35 dopo 4 anni di onorato servizio forse era un po' zoppo, un po' con il fiato lungo e cigolava come un cardine del '600 mai lubrificato.
Ho provato con la techno e con la gas-gas di amici, un altro mondo, grazie che questi salivano meglio!
Ho capito che l'evoluzione tecnologica non è un opinione personale ma è un dato di fatto!
Tutto ciò che prima era un ostacolo, un gradino, un salitone, le curve …. parevano niente!
Allora mi sono deciso e ho comprato un techno di neanche un anno, una belva!
E dopo un'uscita completa mi sono accorto che …. andavo peggio di prima, quella moto lì non potevo trattarla come l'altra, il mono non era inchiodato ma anzi … se non stavo attento ad ogni sasso volavo via, poi il motore e la frizione idraulica… appena aprivo schizzava come una molla … ed io con lui!
Poi il telaio, …. non era proprio come quello in tubi che ad una curva e ad un ostacolo impostato male sembrava flettersi e mi assecondava …, questo, se indirizzato su una traiettoria, manteneva la direzione e perciò in caso di errore …. Si Volava!
Ho capito che era ritornato un periodo di espiazione e di martirio, corredato dalla minore robustezza delle leve, dei parafanghi, delle pedane, rispetto alla vecchia moto, e così il ritorno del dolore fisico provocato dalle cadute è stato accompagnato anche dai vari danni ai componenti meccanici.
Mi sono dovuto ridimensionare un attimo nell'approccio ai percorsi e così nel tempo sono diventato un po' più riflessivo, ho imparato (spero) a graduare il gas, a dare aderenza nei salitoni viscidi e sulle pietre e così, dopo un po' di tempo, sono riuscito ad entrare completamente nel giusto spirito motoescursionistico.
In particolare ho trovato il mio ritmo nell'affrontare i sentieri, non cerco di tirare come un matto per stare dietro agli altri e mi gusto pienamente il percorso anche se, devo ammettere, non mi aspetto di arrivare a fare i numeri dei manici alla Cava nei tempi d'oro.
Beh, non siamo tutti uguali no?
Comunque qualche soddisfazione intima (piccola piccola) me la sono presa.
Durante le varie mulatrial a cui ho partecipato ho avuto l'occasione di ritrovare Andrea a Paolo che nel frattempo hanno tradito il trial appendendo le moto al chiodo in garage.
Essi infatti, dopo aver cercato inutilmente di sopprimermi, hanno abbandonato la moto da trial!
In una manifestazione locale però, forse per nostalgia, hanno recuperato i "ferri" dal garage e così li ho ritrovati.
Abbiamo girato insieme nel percorso, abbastanza facile devo dire, nulla che vedere con quelli che faccio il fine settimana, ma … in un salitone di pietre smosse ho visto Andrea "seduto" per dare aderenza perchè non riusciva a salire!
Non me lo sarei mai creduto, l'ho passato senza alcuna difficoltà e poi mi sono fermato ad aspettarlo!
Beh, si …. è piccola come soddisfazione, ma mi accontento di poco!
Devo dire che ora riesco anche a limitare i danni delle cadute, non entro nei dettagli per scaramanzia, non vorrei rimanere a piedi per aver parlato troppo presto!
Ho ancora un sacco di voglia di moto da trial da togliermi!

Giulio.