Domenica mattina, solito posto, Andrea ed io che per il
momento lasciamo perdere le gare, ciascuno per motivazioni
diverse, tutti gli altri sono a Moio dè Calvi. Aspettiamo un caro
amico bolognese, tale Giacobazzi, che avendo una casetta sul lago
di Garda, il sabato sera, chiusa l’attività, se ne viene qua
dove la moglie può praticare il suo hobby preferito (cavalli) in
un maneggio della zona e lui si porta la moto sul carrello per
trascorrere anche lui una mattinata piacevole con gli amici di
Brescia. Sabato mi aveva chiamato per sapere le coordinate
dell’uscita mattutina e tra una parola e l’altra, avevo
intuito che covava qualche cosa. Infatti lo vediamo arrivare,
puntuale come al solito, e ci sfila davanti sornione con un
sorriso poco nascosto, basta un’occhiata al carrello per
chiarirsi le idee. Lui, soddisfattissimo bultachista da due
stagioni, non ha saputo resistere al richiamo della “sirena”
2001 e giovedì l’ha ritirata dal suo amico Lusuardi. Che dire,
vi ho già detto di Manzano e delle palpitazioni che questa moto
mi aveva fatto patire. Vi avevo già detto lo scorso anno, quelli
che ci seguono se ne ricorderanno, di quel flirt avuto a Borno con
un Bultaco 290, restituita al suo legittimo proprietario con un
profondo sospiro ed il ritorno dalla mia fedele Montesa senza
avere il coraggio di guardarla nella mascherina. Profondi sensi di
colpa mi perseguitarono e per calmarli, le cambiai i dischi
frizione, le lamelle, i leveraggi del mono, la candela e lucidai
con gran passione ogni sua più recondita parte. Il dialogo presto
si ristabilì.
Ma, errare umanum est e di fronte a codesta giovane,
flessuosa e virginea moto, ho peccato ancora. Come resistere a
quella perfetta pulizia di forme, a quell’esile vestitino che
copre sodi e graziosi carter, un cilindro affusolato come il collo
di un cigno, un silenziatore che sembra un’organo di qualche
cattedrale, armonico e affusolato, lo sguardo vi scorre senza
trovare ostacolo alcuno. Bella, le sussurrai accarezzandole la
schiena, e dietro di me sentii una voce che con rancore mi diceva
“fijo de puta”. Feci finta di non sentire queste volgari
offese e continuai il corteggiamento.
Appena sul posto, Giacobazzi aveva già capito e, da
generoso qual’ è, me la cede subito. Mi allontano lentamente,
al di fuori da sguardi indiscreti e inizio un leggero petting,
curva a destra, curva a sinistra, contropendenza, gradino viscido
con curva e radici, offro il meglio del mio repertorio ma la
signorina non mi corrisponde, allora calco un po’
sull’acceleratore e le offro due begli strappi secchi in terra,
un salitone al quale poche hanno saputo resistere, qualche gradino
alla mia portata, ma lei non si smolla, per quanto mostri la sua
grinta non risponde alle mie richieste, io cerco di avvicinarmi ma
lei si allontana sempre più.
Provo a settare manubrio e forcelle in modo diverso ma non
scatta la scintilla. E io ci resto malissimo, ma poi, grazie
all’età più che all’esperienza capisco. Questo è uno dei
molti incontri che avvengono nella vita durante i quali si parte
da certezze aritmetiche e si ritorna gobbi e bisognosi di qualche
caro amico con il quale sfogarsi. Io ho dato il meglio di me, lei
sicuramente il meglio di se ma non siamo fatti l’uno per
l’altra. Tutto qui. Il tester ha fatto cilecca. Lo sapete che io
più che un tester sono un “raccontatore” di emozioni. Questa
moto non me ne ha date, non per colpa sua e nemmeno per colpa mia,
sono sincero, inutile scrivere che balza con facilità su ogni
gradino, che spalancando il gas si ottengono allunghi poderosi,
che la forcella incassa qualunque tipo di ostacolo. Tutte cose
vere, per carità ma scriverlo solo perché voi vi aspettate
qualche cosa del genere,no. Non ve lo dirò mai. La moto va
sicuramente bene, è bellissima, leggerissima, nel suo cuore batte
il mitico PXC, la realizzazione 2001 penso che sia la migliore
essenza del trial che mai tecnici siano riusciti a realizzare
ma…….non ci siamo amati e io per lanciarmi ho bisogno di
questo. Non sono capace di staccare la spina fra il mio cuore e la
mia mente. Sono sicuramente l’antitesi di quello che dovrebbe
essere un tester, sereno e distaccato. Capace di descrivere
freddamente le caratteristiche di un mezzo meccanico con occhio
critico ed inflessibile. E per questo vi chiedo di scusarmi. I
miei giudizi quindi sono e saranno sempre condizionati dal mio
cuore più che dalla mia mente. E’ giusto che lo sappiate. Non
comprate mai una moto solo perché il Mace ve ne ha parlato bene.
Se lo ha fatto è perché si è innamorato e, come sapete,
l’amore spesso è cieco. Per concludere, al termine della
mattina, prima di rientrare a casa, mi sono fermato in un angolo
panoramico della vallata, con la mia fedele e tollerante compagna,
ho acceso una sigaretta ed ho trascorso alcuni minuti di pace con
lei, in silenzio, grato che nonostante tutto, mi volesse ancora
bene. Ciao ragazzi, abbiate pazienza, la vera prova della Scherco
arriverà presto.
Mace
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