3 marzo Mulatrial del lancillo ( Montoggio ) genova

Mulatrial del Lancillo, Comune di Montoggio Provincia di Genova.

 Domenica 3/3/02 si è tenuta la 1^ mulatrial a Montoggio (Ge), comune sito nell’entroterra della Provincia di Genova sulle rive del fiume Scrivia.
Nonostante la pioggia precedente, che ci ha fatto pensare di non riuscire nell’impresa, la manifestazione alla fine è andata bene.
Infatti Lino, Enrico ed Alberto hanno tracciato il sabato tutto il percorso sotto l’acqua e sono riusciti comunque ad affrontare ogni ostacolo, pur con molta fatica,  e a concludere  tutto l’itinerario.
Il mitico Lancillo, il trialista che ha dato il nome alla mulatrial perché ha riscoperto tra le piste dei cinghiali e le vecchie carte topografiche i sentieri abbandonati sui cui è stata tracciata la manifestazione,  domenica mattina all’alba è partito con i cartelli e le altre fettucce per essere sicuro che il “suo” percorso fosse a posto, e per dare una mano a tutti i partecipanti nei punti più tosti.
Beh, devo dire che pensavo non venisse perché la settimana prima è stato colpito dall’influenza. Nonostante ciò si è fatto due volte tutto il percorso!

Lino, uno dei tracciatori

Dalle cose che ho detto sopra allora ci si può convincere che fosse tutto una passeggiata, non illudetevi, non è stato proprio così!
Il percorso complessivo, dalle previste quattro o cinque ore di percorrenza, è diventato di almeno sette ore a causa del terreno bagnato.
Ma ritorniamo all’inizio, si sono iscritti e hanno fatto il percorso 140 amici, tra cui molti provenienti dalla Lombardia, dal Piemonte, dalla Toscana e forse dal Lazio (spero di non essermi dimenticato qualcuno, se così fosse chiedo scusa)!
Il Comune e la Pro Loco si sono prodigati alla massima potenza per dedicare ai partecipanti tre piazze per accogliere i mezzi e le persone.
Uno speciale ringraziamento va a tutti gli Amministratori Comunali e ai funzionari: Lorenzo il geometra e Sandro il Vigile, che hanno collaborato attivamente affinché tutto andasse per il meglio.
In piazza Balilla, nelle adiacenze della partenza del percorso, il motoclub della Superba di Genova e il team Promotor di Sergio Parodi hanno allestito il parco chiuso delle moto e l’area delle prenotazioni dove Gianni, Lorenza e un’altra amica di cui non ricordo il nome hanno accolto i partecipanti.
Il tracciato è stato suddiviso in blu (meno impegnativo) e rosso (impegnativo) con una parte più estrema riservata a quelli che pretendono avventure tipo Camel Trophy (e così è stato!).
La prima parte del tracciato rosso si snoda tra i boschi su una antica mulattiera che si inerpica fino alla vecchia frazione abbandonata di Brugosecco sita alle pendici del Monte Bano (m.1035).
Qui il percorso lo senti subito nelle braccia, i gradini ravvicinati e le pietre rese viscide dalla pioggia non ti danno tregua fino alla fine, se ti distrai un attimo perdi aderenza, ti incastri nel prossimo gradino e per partire sono dolori!
Però nei punti più ostici c’è sempre qualche amico che ti aiuta se non ce la fai.
E quando si arriva in cima al Colle di Monte Bano la vista si espande dal bosco fino alla diga e sul Lago artificiale di val Noci e sui monti circostanti.
Un bel tratto con curve in salita molto tecniche praticabili in piena sicurezza alla ricerca dello zero!
Ritengo che in questo vi sia il vero spirito del trial, legato alla motoscalata ai lunghi e faticosi trasferimenti in montagna, unito a quel pizzico di goliardia e ad una atmosfera di puro divertimento che ci accompagna quando si trova la giusta compagnia!
Non sono mie parole, me le ha scritte Luciano, un amico di Desio, che in realtà non ho visto alla manifestazione e non so se ha partecipato, però le condivido in pieno e si sposano perfettamente con le sensazioni che provo ogni volta che arrivo in cima al Colle di Monte Bano!
Da qui si arriva attraverso un percorso panoramico fino alla vecchia frazione abbandonata di Brugosecco, dove è evidente la pulizia della mulattiera dai rovi e dalle piante infestanti svolta dal motoclub per consentire la mulatrial.

Particolare del passaggio nelle case di Brugosecco

Tra queste case si nascondevano durante la seconda guerra mondiale i partigiani della brigata Cichero e le mulattiere che ora stiamo percorrendo per divertimento allora servivano da via di fuga a Romeo, a Gildo e a tanti altri che hanno lottato allora per la libertà.
Finisce la salita al Colle Teitin da qui si prosegue in discesa per un’altra mulattiera abbandonata e riaperta dal motoclub per la manifestazione.
Immersi nuovamente nel bosco, si arriva alla frazione di Ciappa, un'altra località   dimenticata che gode ora di qualche attimo di celebrità perché l’abbiamo nominata punto panoramico e di riflessione della mulatrial.
La segnaletica del Lancillo, presente su tutto il tracciato, qui ti invita a guardare il panorama dalla vecchia piazzetta e a riposarti un attimo prima di proseguire perché poi inizia la discesa …… 

Il punto panoramico

Ed è una discesa tutta da gustare in mezzo alle foglie cadute dai castagni secolari, con quelle “curvette” che sono l’anima e la bellezza del motoalpinismo.
Comunque un percorso alla portata di tutti che non ti mette in difficoltà ma che ti impegna solo nella ricerca della tecnica di guida, facendo attenzione alle pietre e alle radici viscide, in assoluta sicurezza.
In fondo si arriva sulla sponda sinistra del fiume Scrivia e, attraverso un ponticello, si sbuca a Bromia, nel Comune di Montoggio, dove puoi farti una pausa ed una bevuta alla birreria di fronte.
Dopo un trasferimento di meno di 1 km si inizia l’altra parte del percorso, attraversando nuovamente il fiume Scrivia su un piccolo ponte.
Da qui parte la mulattiera che, salendo sul versante orografico destro del Rio Grande, sotto il monte Acuto (m.s.l. 948), porta alla Frazione di Campoveneroso.
Il tracciato è costituito da una mulattiera tutta in salita a gradini con curve nel sottobosco che si inerpica da quota m.s.l.m. 600 a quota m.865 per quasi un’ora di escursione.
Ed è un’ora di attenzione continua, le pietre smosse, le radici, l’acqua che scorre, ti dicono che se non porti il peso indietro e non fai “galleggiare” l’anteriore in cima ci arrivi con le braccia a pezzi!

 

La fatica!

 In questa parte di percorso ho fatto il giro in compagnia di un gruppo di trialisti di Savona, mi ricordo la simpatia ma non mi ricordo i nomi di tutti, salvo di uno: Giovanni, che con la sua Montesa ed i suoi 67 anni appena compiuti si è fatto tutta la mulatrial sfoggiando una tecnica ed una sicurezza ancora invidiabili.
E’ il nonno della mulatrial, l’ho scoperto dopo quando gli ho consegnato la coppa per il partecipante più anziano!
Credo che molti vorrebbero avere la certezza di arrivare alle sue primavere così in forma!
Dopo l’ultimo sforzo in salita si raggiunge il passo sotto il monte Caricato (m.s.l.m. 960), da qui inizia la discesa verso la località Noci, l’unica frazione ancora frequentata d’estate perché servita da una strada sterrata che parte da località Capenardo.
In fondo al sentiero, dove inizia la sterrata proprio sopra il paese di Noci, c’è il cippo commemorativo di Gildo, il partigiano caduto durante la guerra (l’ho citato all’inizio del racconto) che si nascondeva allora con Romeo in questi monti.
Ma Romeo c’è ancora ed è ora un “vecio” trialista, che gira ancora con noi in moto ogni tanto per i sentieri.
Però in questa occasione, con sua moglie e Cicci, ha allestito il ristoro per i partecipanti per fornire un po’ di cibo e da bere prima del tratto duro, prima del “sentiero del Noci”, come lo chiamiamo noi!

 

Il paese di Noci

Dall’interno del paese inizia il tratto più impegnativo del giro in discesa fino al Rio Val Noci, è un tracciato con forte pendenza.
Come è stato detto all’inizio non è roba per principianti alle prime armi e occorre una discreta abilità per arrivare in fondo senza fare dei dritti improvvisi!
Dopo la discesa mozzafiato si passa il “ponte di cemento” e si segue il percorso in fondovalle per circa un’ora per risalire all’incrocio con un'altra mulattiera ben tracciata.
Fino a qui sembra tutto facile, però non trovi muri o rocce ma solo sottobosco di fango, foglie e radici che impongono una sensibilità estrema per riuscire a risalire …… 
Ed è un vero Camel Trophy, non ci sono alternative per passare, se non ci riesci ti devono tirare fuori e uno solo che ti aiuta non basta, non si sta neanche in piedi, occorre rianimare la solidarietà del motoalpinismo.
Beh, forse ho esagerato, però chi si è avventurato li lo abbiamo rivisto dopo 7 ore dalla partenza …..
Ho sentito qualche parere, dicevano che era impraticabile, che non c’era assolutamente aderenza, però è stato tracciato sotto l’acqua e il “mitico” Lancillo lo ha fatto ben due volte per aiutare la gente.
E Sergio, la “scopa”, lo ha fatto con il Beta Alp 4t per raccogliere gli ultimi …. Forse Sergio e Lancillo sono alieni o forse non era così impraticabile
Comunque chi è riuscito a salire in tempo utile non aveva ancora finito il giro.
Si doveva affrontare l’ultima parte del percorso, un passaggio attraverso un nuovo tracciato caratterizzato da una discesa “creata” apposta per la mulatrial.
Una specie di pista di discesa libera per bob di una cinquantina di metri senza varianti possibili, una sfida con l’attrito inesistente sui tasselli!
Mi è stato detto che bastava lasciar scorrere la moto ….fino al castagno in fondo che ti fermava!
Mi è stato anche detto che in pochi ci sono passati perché intimoriti e distrutti all’inverosimile dal percorso del “Noci” …
Io non ci sono passato, lo ammetto, ho la scusa che il gruppo con cui giravo era stanco, non voleva affaticare Giovanni, il ”nonno” della mulatrial.
Comunque siamo arrivati tutti di nuovo in fondo al paese di partenza, a parte due amici di Piacenza, che si sono persi, questi hanno passato il bivio con il percorso della discesa impossibile e hanno proseguito sulla sterrata fino ad esaurire la benzina!
Meno male che ci sono i telefoni e così i loro compagni, accompagnati da Luca, sono andati a prenderli con i carrelli, spero che non se la siano presa troppo!
A fine mulatrial c’è stata la cena sostanziosa al ristorante Bivio di Montoggio, un bell’ambiente amichevole che ci ha rifocillato mentre si consegnavano alcune coppe tra cui Giovanni il più”vecchio”, un altro il più giovane e in fine Fabrizio il più ….. “brutto”, poi c’erano anche altre nomine ma non le ricordo.
Tutto sommato mi è sembrata una bella manifestazione riuscita, che forse deve crescere nei dettagli dell’organizzazione per dare di più ai partecipanti, però senza perdere la semplicità delle cose fatte da appassionati.
Prima di concludere voglio sottolineare ulteriormente che consentire lo svolgimento di manifestazioni come questa si contribuisce in modo significativo al rilancio di località poco sfruttate dal punto di vista turistico.
Inoltre il paventato impatto ambientale dovuto al transito di moto in “fuoristrada” è estremamente bilanciato in positivo dall’opera di pulizia e di mantenimento dei percorsi effettuata anche dai motociclisti.
Grazie anche a loro la comunità può fruire veramente dell’ambiente, può ritrovare ricordi e tracce dell’esistenza di uomini vissuti in mezzo ai monti in piena sinergia con l’ambiente, proprio come lo sono i trialisti.
Il Comune di Montoggio se n’è accorto, spero che anche altri lo facciano.

Giulio Romei, motoclub della Superba di Genova.